Con la psicoanalisi sappiamo che esiste l’inconscio, da dove partono le motivazioni importanti del nostro agire e pensare. Ma la teoria antropologica freudiana lascia molto a desiderare e la gente continua a pensare che tutto ciò che si decide dipende unicamente dalle proprie scelte razionali e soggettive. Più acuto è sant’Agostino che intuisce un condizionamento di amore sottostante tutte le nostre motivazioni: amor meus pondus meum; eo feror quocumque feror. Tutto il peso della mia vita si appoggia sull’amore. Ovunque sono portato, qualunque cosa faccia, è quest’amore che mi porta. Peccato che per secoli non si è sviluppata questa intuizione decisiva.
Dalla 4 di copertina:
Questo libro parla della nostra felicità (o infelicità). Cerca di spiegarci il perché e il come possiamo essere felici ed evitare una vita piena di sofferenze, di disorientamenti, di vuoti esistenziali, di pene che, alla luce di quanto l’Autore ci vuole comunicare, sono prive di senso. La formula è tanto semplice, quanto profonda. Contiene una ricchezza insondabile. La possiamo esprimere così: la nostra personale felicità dipende da qual è la nostra appartenenza primaria, cioè la relazione con i destinatari del nostro amore da cui facciamo dipendere il senso vitale della nostra esistenza quotidiana, perché è nel legarci a questa appartenenza che troviamo il consenso degli altri, il quale ci è necessario per essere accettati e stimati e così sentirci amati, sentirci qualcuno che ha un valore, e non una cosa senza valore, da ignorare o scartare. È tanto profonda questa necessità di consenso che spiega i sacrifici che tutti sono pronti a sopportare pur di soddisfarlo, anche se l’appartenenza in cui si è inseriti abbia un vissuto poco umano. Si muore per qualunque causa, anche perversa, come dimostrano i terroristi. L’appartenenza primaria condiziona il modo di pensare e rende difficile il dialogo tra appartenenze diverse. Dato il peccato originale, che si annida nel cuore dell’appartenenza primaria, solo l’appartenenza nuova operata dallo Spirito Santo a Pentecoste può sanare le relazioni umane per una reale felicità. La teoria generale vuol dimostrare il condizionamento più profondo del cuore umano, che permette di trovare una luce comune tra sociologi, psicologi, filosofi.
Dalla 4 di copertina:
Questo libro parla della nostra felicità (o infelicità). Cerca di spiegarci il perché e il come possiamo essere felici ed evitare una vita piena di sofferenze, di disorientamenti, di vuoti esistenziali, di pene che, alla luce di quanto l’Autore ci vuole comunicare, sono prive di senso. La formula è tanto semplice, quanto profonda. Contiene una ricchezza insondabile. La possiamo esprimere così: la nostra personale felicità dipende da qual è la nostra appartenenza primaria, cioè la relazione con i destinatari del nostro amore da cui facciamo dipendere il senso vitale della nostra esistenza quotidiana, perché è nel legarci a questa appartenenza che troviamo il consenso degli altri, il quale ci è necessario per essere accettati e stimati e così sentirci amati, sentirci qualcuno che ha un valore, e non una cosa senza valore, da ignorare o scartare. È tanto profonda questa necessità di consenso che spiega i sacrifici che tutti sono pronti a sopportare pur di soddisfarlo, anche se l’appartenenza in cui si è inseriti abbia un vissuto poco umano. Si muore per qualunque causa, anche perversa, come dimostrano i terroristi. L’appartenenza primaria condiziona il modo di pensare e rende difficile il dialogo tra appartenenze diverse. Dato il peccato originale, che si annida nel cuore dell’appartenenza primaria, solo l’appartenenza nuova operata dallo Spirito Santo a Pentecoste può sanare le relazioni umane per una reale felicità. La teoria generale vuol dimostrare il condizionamento più profondo del cuore umano, che permette di trovare una luce comune tra sociologi, psicologi, filosofi.